Quando muore uno scrittore come Roth, muore una delle possibilità che ci è data di allungare uno sguardo sul mondo, di grattare un po’ sotto la crosta dell’orrendo teatrino sul quale scivoliamo quotidianamente…e così per fare memoria, sono andata a ricercare la recensione che scrissi su anobii, a giugno 2009, su quello che tra i suoi libri mi ha colpito di più.
(…Ripubblicarla oggi ha un valore aggiunto, visti i tempi …)
“Le linee d’ombra mi piacciono, l’ho già detto; chi di noi non ha mai giocato a rimpiattino con la parte peggiore di sé? Il burattinaio Morris Sabbath, è uno di noi. Gioca con noi. Burattini, uomini, donne, in attesa di morire. Nel mezzo una lunga linea d’ombra.
La gran parte di coloro che hanno letto questo libro, hanno puntato il dito sul sesso e la sua oscenità. Ma in questo libro osceno non è il sesso, descritto minuziosamente, fino a perdere il suo cliché perverso; il sesso, che è l’unica moneta di scambio di un’umanità sfranta che cerca la sua libertà e non ha importanza se la via d’uscita sia nella vita che cola o nel rantolo di un godimento senza freni. Osceno è, in questo gioco speculare, il modo con cui noi rattrappiamo i nostri orizzonti. Come l’atrite che colpisce alla mani il protagonista impedendogli di muovere ancora fili; un lento ed inesorabile rattrappimento, quasi come un’involuzione, che in un processo a ritroso segna la via di fuga da questa realtà …quasi a voler tornare nell’utero da cui siamo usciti …
Un libro assoluto…da leggere”
…Da rileggere oggi ancor più di ieri….