Roba da The day after.
Alberi che si accasciano al suolo come se niente fosse. Così all’improvviso vengono giù, guardi le radici, la circonferenza della loro base e ti chiedi come abbiano fatto a stare su tutti questi anni in piccole buchetti di cemento.
Una tromba d’aria a Terracina ha spazzato via in un colpo solo, vite umane, la spensieratezza della pizzetta rossa al pomeriggio da Americo, i cavalloni e quegli ultimi gelati consumati prima di trasmigrare sulle dune di Sabaudia.
Da una decina di anni nelle agende di tutti gli stati, il cambiamento climatico fa bella mostra.
In Brasile diventa Presidente uno che dice che ce l’ha con i “froci” (testuale), che le donne sono roba da usare e che fa così tanto il guappo che t’assale il dubbio che tutta quella irridente violenza sia frutto di un deficit strutturale per approcciare alla materia. E intanto va in allarme il mondo intero sulle sue dichiarazioni riguardo la salvaguardia della foresta amazzonica.
A Roma, a san Lorenzo, quattro bestie si avventano su una giovane donna e a colpi di reni la distruggono fino a toglierle l’ultimo alito di vita. Completando quel lento lavoro che già aveva iniziato l’eroina. Avrà urlato Desireè? Avrà avuto il tempo di assaporare lo schifo che accadeva?
A Predappio si riuniscono i n duemila nostalgici del Duce.
A Pittsburgh uno uccide 11 persone in una sinagoga…ebrei…
Il mondo si sposta a destra.
Qui in Italia talmente a destra che se fai il terzo figlio, avrai diritto ad un pezzo di terreno demaniale. Non servizi, ma terra da coltivare. Ed è subito Quella casa nella prateria!
Sì il mondo si sposta, a destra, e come sempre, verso chi fa promesse più promettenti, verso chi urla, chi fa la voce grossa, perché siamo così coglioni e così pigri che ci basta che qualcuno blandisca le nostre paure e chissenefrega di quali soluzioni poi ci propina…
Nel frattempo balliamo il tip tap in attesa di capire che ne sarà del TAP. A luglio durante la sua visita a Trump negli Stati Uniti, il nostro Presidente del Consiglio (sì dai … Conte) ha impegnato il governo a realizzare il gasdotto, che aggira la Russia, in cambio dell’appoggio Usa alla conferenza sulla Libia del 12 novembre a Palermo. Insomma si tratta di una partita geopolitica di primo piano che riguarda la “protezione” americana a questo esecutivo. Poi però Salvini stringe sempre più il suo patto con Putin, che arriverà in Italia tra gennaio e febbraio del 2019. Sempre che per quella data l’istituto Levada (centro di ricerche sociologiche indipendente), non rilevi un ulteriore calo di popolarità , che al momento ha subito un calo del 15 per cento.
Lo spread colpisce duro. Andare giù ko come gli alberi di cui sopra è un attimo.
Stamattina l’ISTAT certifica il nostro stato comatoso. L’Italia ristagna, frena, non cresce. Mettetela come vi pare, ma la sostanza non cambia: il Pil si è fermato e non capitava da più di tre anni. Era previsto non tanto dagli analisti (che si aspettavano qualcosina in più), ma da chi parla con gli imprenditori quotidianamente. Big Ben ha detto stop. Speriamo per poco.
Il depotenziamento di Industria 4.0, il contestato decreto dignità, le polemiche su Tap e Tav, sono tutti granelli che contribuiscono a bloccare gli ingranaggi degli investimenti. Partecipando e coordinando pochi giorni fa l’assemblea di Confindustria a Bergamo, uno dei distretti produttivi più forti di tutta Europa, mi è balzata agli occhi l’angoscia di non essere ascoltati. Il dover mendicare attenzione nel deserto. È un mix potenzialmente letale: le misure che non piacciono e lo scarso ascolto. La sensazione è che il mondo dell’impresa sia culturalmente pronto (e assuefatto…) al confronto, anche spinoso, su quali misure e incentivi promuovere o bocciare, ma non digerisca l’indifferenza di parte dell’attuale maggioranza di governo. Un’indifferenza tendente a una strisciante diffidenza. (cit. Le Formiche).
Quella diffidenza sulla quale gli elementi di questo governo hanno costruito la loro fortuna. Un po’ come il guappo di cui sopra, fare la voce grossa mostrare i muscoli e fare il duro…semplicemente frutto di un deficit strutturale per approcciare alla materia.
L’antidoto non c’è ancora. Gli enzimi sì. Iniziamo ad unire i puntini.